A volte ho paura. Ho paura di come non ci accorgiamo dell’ovvio, dell’inevitabile che ne consegue e segue, della nostra viltà che ci porta per mano ad ignorare, come struzzi, quanto accade a chi ci sta accanto. Solo oggi si parla di Cassa Integrazione, parole che sottendono difficoltà, un continuo annaspare, un’onda d’urto devastante. In tutto.
Sorridendo tristemente, penso che sono solo i numeri a far oggi, rispetto a ieri, la differenza.
Ed ecco qualche riflessione di mesi fa….
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È notte. Il nuovo giorno è cominciato da qualche ora e sono ancora sveglia.
Le notti non sono mai uguali, ma io ho già vissuto questa notte.
Era dicembre e mi sentivo angosciata.
Quella mattina, insieme a pochi altri, ero stata estromessa dal mondo che lavora. Una inutile quanto spregiudicata politica aziendale lasciava proprio me, monoreddito, a fare i conti con il mancato stipendio, sostituito da un ben misero sussidio.
Quella notte, nessuna spalla sulla quale appoggiare il capo, nessun abbraccio nel quale cercare conforto, pur sentendone un intenso quanto doloroso bisogno.
Questa notte, di nuovo, devo fare i conti con il rinnovo della mia sospensione da lavoro, prolungata oltre ogni regola.
E di sospensione si tratta, una sospensione dalla vita ‘normale’ che mi rende orfana di identità. Si, accartocciata e gettata via, rimango sospesa mentre la mia identità scompare in dissolvenza e mi chiedo cosa sono…. Una lavoratrice ibernata, priva di requisiti per esprimere una opinione qualsiasi sul mondo dal quale , dopo venti anni, vengo esclusa e mi escludo… una precaria non-precaria per età… un’improbabile casalinga….
Mi sento un’anomalia, una smagliatura nel reticolo sociale. Solo un numero, direbbe qualcuno, e saggiamente. Ma ci sono i numeri giusti ed i numeri sbagliati ed io sono quello sbagliato. Un numero piccolo, di quelli che non fanno scalpore, notizia, non suscitano indignazione. Ed i pur tanti numeri piccoli non meritano neanche un propagandistico cartello elettorale, non sembrano appetibili. Solo una carezza o frettolose parole di circostanza.
Quando il numero è quello sbagliato che sia di carne, sangue e anima è solo un dettaglio. Ma proprio per quel dettaglio, questa notte, non ho urgenza di conforto. A sostenermi è la mia dignità, dignità di donna.
Un dono che viene da lontano. (28 marzo 2008)
Milena Campagnuolo (26 dicembre 2008)